L'impronta idrica è la percentuale di acqua consumata, ma non toccata direttamente dall'uomo ed utilizzata per realizzare beni necessari alla nostra vita quotidiana.
A cosa serve?
Valutare il quantitativo totale di acqua nei processi produttivi e nei beni di consumo.
Aumentare la consapevolezza su come e dove questa preziosa risorsa viene utilizzata.
Renderci consapevoli di eventuali sprechi ed eventualmente correggerli.
L’impronta idrica ha tre elementi: verde, blu e grigio. Questi elementi considerati nell’insieme forniscono un quadro comprensivo riguardante l’uso dell’acqua, tracciandone la provenienza: precipitazioni/umidità del terreno (verde); superficie/falde acquifere (blu); volume di acqua dolce necessaria all’assimilazione delle sostanze inquinanti (grigio).
Impronta idrica verde: è l’acqua da precipitazioni conservata nel suolo che poi evapora, traspira o viene incorporata dalle piante. È particolarmente rilevante per i prodotti agricoli e forestali.
Impronta idrica blu: è l’acqua proveniente da risorse superficiali o sotterranee che può evaporare oppure incorporata in un prodotto, in alternativa presa da un bacino d’acqua e restituita sia in un altro, sia in un momento diverso. Le attività d’irrigazione agricola, l’industria o l’uso domestico di acqua possono avere un’impronta idrica blu.
Impronta idrica grigia: è la quantità di acqua dolce necessaria ad assimilare le sostanze inquinanti per soddisfare specifici standard di qualità dell’acqua. L’impronta idrica grigia considera l’inquinamento di una fonte d’acqua dolce direttamente attraverso un tubo o indirettamente attraverso il deflusso o lisciviazione dal suolo, superfici impermeabili, o altre fonti diffuse.
Abbiamo parlato di risorse idriche verde, blu e grigia. La somma di questi tre tipi di risorsa idrica costituisce l'impronta idrica. Per capire l'importanza del risparmio dell'impronta idrica dobbiamo capire che le risorse idriche sulla terra non sono illimitate.
Infatti, quando si parla di acqua, viene da pensare soprattutto ai mari e agli oceani, cioè viene da pensare ad una risorsa quasi illimitata.
In realtà quando si parla di acqua virtuale ci si riferisce solo all'acqua dolce , ovvero solo il 2/3% dell'acqua presente sulla terra (infatti il 97% è acqua salata di mari e oceani). Di questo 2/3%, inoltre, solo 1/3 è veramente utilizzabile, perchè i 2/3 sono ghiacciai e falde acquifere.
Del consumo idrico totale fa parte:
il consumo idrico per la produzione elettrica (25%)
il consumo idrico per l'irrigazione (70%)
il consumo idrico per la consumazione alimentare e per usi civili/domestici (5%)
Per quanto riguarda l'importanza dell'acqua per la produzione alimentare , cioè quanta acqua è necessaria per la produzione di beni alimentari, l'istituto di ricerca Water Footprint Network ha condotto una ricerca sull'”acqua virtuale” degli alimenti, cioè la quantità d'acqua dolce necessaria, direttamente e indirettamente, per la loro produzione.
All’uomo interessa in particolare l’acqua potabile, sempre più scarsa in rapporto all’aumento della popolazione mondiale e per effetto dell’inquinamento.
· Il 97% dell'acqua del pianeta Terra è acqua salata che si trova in oceani e mari
· Solo il 3% dell'acqua del pianeta Terra è acqua dolce e di questo i 2/3 si trovano nei ghiacciai perenni e solo l'1% risiede nelle falde sotterranee nell'atmosfera
· Se ci riferiamo alla sola "acqua dolce", pari a circa 35 milioni di km3(1km3 è pari a 1.000 miliardi di litri) questa quantità corrisponde solo allo 0,008% dell'acqua del pianeta terra.
La variabilità delle condizioni climatiche e idrogeologiche rende la disponibilità di acqua estremamente diversa da una regione ad un’altra. Si può parlare di carenza idrica quando la quantità disponibile di acqua pro capite scende sotto i 500 metri cubi annui. Nel corso del secolo scorso i consumi mondiali di acqua dolce sono aumentati di quasi 10 volte e circa il 70% dell’acqua consumata sulla Terra è impiegato per uso agricolo. Questa è una percentuale in calo perché aumenta il consumo per gli usi industriali (22%) e per usi domestici (8%). Nelle regioni meno sviluppate risulta maggiore la percentuale di acqua destinata all’uso agricolo(82%), mentre nelle regioni più sviluppate è più alta la percentuale di acqua destinata ad usi industriali(59%) e domestici(11%)
Apportando dei piccoli cambiamenti al nostro stile di vita possiamo ridurre la nostra impronta idrica; ad esempio riducendo il consumo di carne e latticini sostituendoli con vegetali.
E’ importante prestare attenzione anche all’utilizzo dell’acqua in casa ,infatti è opportuno concentrarsi sulla riduzione degli sprechi, che possiamo attuare adottando delle buone abitudini: chiudere il rubinetto durante il lavaggio dei denti o diminuire il tempo impiegato per fare la doccia.
Un insieme di nuove abitudini potrà contribuire a formare un nuovo stile di vita: più sano, ecosostenibile ed eco-responsabile.
Se osserviamo i seguenti stili di vita a confronto, riusciremo a capire quanto evitare gli sprechi sia importante e faccia la differenza.